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Il corbezzolo, simbolo della bandiera nazionale

today21 Ottobre 2025 11

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di Marco Pareti.

La luminosità mette in risalto la particolare tonalità del corbezzolo, le cui foglie, fiori e frutti lo hanno reso uno dei simboli della nostra Patria.


Tra l’autunno e l’inverno, quando si passeggia sui panoramici sentieri collinari del Trasimeno, l’attenzione può essere catturata dai vividi e intensi colori espressi dall’albero di corbezzolo.

Il corbezzolo, noto anche come lellarone o arbutus unedo, è una pianta sempreverde appartenente alla famiglia delle ericacee, e possiede una caratteristica che lo rende unico: i fiori e i frutti si trovano in contemporanea sulla pianta, creando un contrasto cromatico di grande effetto. Quando gli antichi Greci, che lo chiamavano Kòmaros, arrivarono nei pressi di Ancona, diedero il nome al suo promontorio ricco di corbezzoli: il Monte Conero.

Il corbezzolo è considerato uno dei simboli della nostra Patria: i suoi frutti, infatti, sono di un rosso acceso, mentre i fiori sono di un bianco puro che, insieme al verde intenso delle foglie, richiamano il Tricolore italiano. A collegare il corbezzolo alla nostra bandiera è stato anche Giovanni Pascoli, che ha reso questa pianta un simbolo dell’unità nazionale: nella sua poesia “Al Corbezzolo” si fa riferimento alla mitologia romana secondo cui Pallante, un giovane coraggioso, fu ucciso per difendere Enea, che secondo l’Eneide di Virgilio, è stato il fondatore di Roma. Il feretro di Pallante fu costruito con rami di corbezzolo, e da qui deriva l’associazione tra l’albero e il nostro Tricolore: il bianco, il rosso e il verde avvolsero il corpo del primo eroe italico.

Le bacche del corbezzolo possiedono una buona azione diuretica, astringente e rinfrescante, e sono l’ingrediente principale per marmellate, bevande e canditi. Il miele e l’aceto sono molto apprezzati. Chi ha la fortuna di trovare delle bacche o corbezzoli (delicati ma facilmente deperibili), dovrebbe assaggiarli utilizzando vecchie ricette o, magari, con un po’ di fantasia, inventarne di nuove.

Scritto da: rtnradio.it

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